Russia e Georgia. Ortodossia, dinamiche imperiali e identità nazionale (1801-1991)
La politica, prima della Russia e poi dell'URSS, nei confronti delle proprie periferie non è stata univoca, ma caratterizzata da un approccio "al plurale", suggerito dai caratteri specifici di cui i differenti popoli erano portatori. Nel caso georgiano, l'ortodossia fu un elemento di primaria importanza nella dinamica tra l'impero e questa periferia. Situata in una posizione strategica dello scacchiere caucasico, la Georgia fu infatti l'unico territorio integrato nell'impero a professare la medesima fede religiosa degli zar e, al tempo stesso, a essere dotato di una propria Chiesa e di un'originale tradizione ecclesiastica. Questo lavoro, basato su materiali archivistici inediti, analizza come il "fattore ortodosso" abbia svolto un ruolo centrale nelle dinamiche tra centro e periferia nel corso dei quasi duecento anni in cui la Georgia fu inserita nello Stato sovranazionale russo-sovietico, per quanto concerne sia l'affermazione e la salvaguardia dell'identità nazionale, sia la politica esercitata dapprima da San Pietroburgo e poi da Mosca in quest'area. Quest'ultimo aspetto ha assunto, nei vari tornanti storici, connotazioni differenti: dall'utilizzo, in epoca zarista, dell'ortodossia come elemento dì integrazione della Georgia nel sistema imperiale, all'inquadramento, all'indomani del secondo conflitto mondiale, della Chiesa georgiana nelle strette maglie imposte dalla politica religiosa di un georgiano insediato al Cremlino.
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