Italia chiama e-government. Molta tecnologia, poca innovazione, ancora troppa distanza dal cittadino

Italia chiama e-government. Molta tecnologia, poca innovazione, ancora troppa distanza dal cittadino

A partire dall'affermazione, contenuta nel titolo, che l'esperienza dell'e-government in Italia è contrassegnata da un insufficiente ritorno - in termini di innovazione propriamente detta - degli investimenti tecnologici, il lettore viene invitato a un percorso di analisi e di proposta per il futuro. Il percorso inizia dalla (ri)scoperta della sostanziale identità fra e-governmente modernizzazìone della PA, e dalla suggestione che la nuova PA possa essere strumento di riavvicinamento fra la nostra società civile e la politica. Vengono illustrati i termini del confronto internazionale dal quale l'Italia emerge con un posizionamento precario sul terreno dell'innovazione: non solo quella della PA, ma anche quella del sistema produttivo. Un excursus sintetico su una storia decennale di riforme della PA e di strategie e piani di e-government consente di cogliere il disallineamento fra le attese (dalle riforme del ministro Bassanini, alla semplificazione del ministro Nicolais passando per l'attuazione del piano di e-government del ministro Stanca) e i risultati a oggi. Attraverso l'evidenziazione delle barriere ad un corretto sviluppo dell'e-government, e la ripresa delle strategie attuali, si perviene alla proposizione di due grandi discontinuità ne-cessarie per il futuro: programmi e progetti per "servire" il Cittadino da un lato, e progetti impostati "diversamente" dall'altro.
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