Muse. Love is our resistance. Testi commentati
Da qualche giorno è uscito Drones, l'ultimo, attesissimo, lavoro discografico dei Muse, che nel mese di luglio saranno di passaggio a Roma per l'unico concerto italiano del loro tour mondiale 2015. Occasione quanto mai propizia, dunque, perché questa scrupolosa analisi della loro produzione testuale torni in libreria in una nuova edizione che tiene conto delle nuove visioni e dei nuovi messaggi lanciati dalla band di Teignmouth. Un gruppo, quello capeggiato da Matthew Bellamy, capace di traghettare il suono del rock nel nuovo millennio, grazie alla collisione tra un romanticismo à la Jeff Buckley e le chitarre rombanti dei Rage Against the Machine. Da qui i Muse hanno poi dato il via a un percorso di evoluzione costante, trascinando nella loro proposta qualsiasi cosa colpisse l'orecchio del loro onnivoro frontman, dalla musica classica ed etnica fino al prog, al glam e l'elettronica, senza mai perdere di vista la fondamentale semplicità e fruibilità dei loro singoli. Ma seguire il dispiegarsi dell'immaginario dei Muse attraverso i loro testi è tutta un'altra storia. Significa gettarsi a capofitto in un viaggio interstellare dalla provincia inglese del Devon fino a una visione globale del pianeta, a dimensioni parallele e a galassie lontane. Le canzoni dei Muse funzionano spesso come un centro nevralgico di collegamenti da cui partire alla scoperta di altri mondi, popolati da romanzi distopici e teorie del complotto, cospirazioni di Illuminati e alieni, sindromi di Stoccolma.
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