The Smiths. A murderous desire. Testi commentati
Appena un lustro è bastato agli Smiths per plasmare l'immaginario di numerose generazioni di ascoltatori. A un certo punto, nell'Inghilterra di metà anni Ottanta irrigidita da una recrudescenza conformista, arrivarono loro, quattro ragazzi della working class capaci di slanci poetici, virulenti e assoluti. Un gruppo che, a dispetto dell'immagine ordinaria, si faceva portavoce di sentimenti inconfessabili, dell'insofferenza nei confronti delle convenzioni sociali, di un romanticismo stridulo e scomposto. Nei testi arguti e densi di riferimenti letterari del vocalist Morrissey trovavano spazio la confusione sessuale e sociale, la vulnerabilità e la violenza, l'alienazione e la solitudine, l'oscillazione tra la sensazione di inutilità e la volontà di conquistare il mondo. Sarà una rivoluzione copernicana, in un'epoca di rampantismo e disimpegno. Le liriche di Morrissey e le suadenti melodie del chitarrista Johnny Marr sapranno incarnare lo spirito di quella parte d'Albione alla ricerca di un salvacondotto, anche estetico, allo squallore del thatcherismo. Canzoni come This Charming Man, There Is a Light That Never Goes Out e How Soon Is Now? saranno foriere di una deriva dei sentimenti che diverrà paradigma. Perché quello che gli Smiths hanno saputo offrire non è stato solo un inossidabile repertorio di canzoni e atteggiamenti provocatori, ma una complessa ragnatela di miti e riti atti a creare l'illusione di un rapporto esclusivo con ciascuno dei propri seguaci. Una sensazione che resterà inscritta nell'opus della band e che si è tramandata intatta fino ai giorni nostri.
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