Machiavelli per i manager. Dalla mente più acuta del Rinascimento, massime e sentenze a uso della vita moderna nelle aziende e fuori
"Nel Cinquecento comandavano gli aristocratici: adesso comandano i signori dell'economia, gli uomini dell'industria e della finanza i manager. Cambiano gli attori, ma il copione è lo stesso. Il nuovo principe è il capo dell'azienda. Dalle sue decisioni, forse dai suoi capricci, dipende la sorte di coloro che lavorano per lui, la loro fortuna o la loro disgrazia. Spesso egli dispone di un potere assoluto. Intorno a lui si diffonde pertanto la mentalità cortigiana. Quando egli entra la mattina nel palazzo della sua società, che è l'equivalente dell'antico castello, quando si insedia nella poltrona dietro la sua scrivania, che è l'equivalente del trono, subito si respira nei corridoi e negli uffici un'aria diversa: ci sono quelli che sperano di incontrarlo, che aspettano con ansia la sua chiamata, quelli che lo temono e lo odiano; ci sono i cortigiani pronti all'adulazione, gli infedeli che tramano la congiura. Perché il dilemma, per ogni carrierista intorno a lui, è inesorabile: o se ne conquistano i favori, o lo si abbatte. Tertium non datur." (dalla prefazione di Piero Ottone)
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