Trattato sull'equilibrio dei liquidi
Pascal aveva circa trent’anni quando portò a compimento questi due trattati, e si chiudeva allora, nella sua vita breve e tormentata, il periodo dedicato alla scienza. In questi anni egli acquista la convinzione, secondo la testimonianza di un suo contemporaneo che lo conobbe da vicino, della «vanità e nullità di tutte queste conoscenze» e, considerando come debolezza mondana il proprio interesse per la scienza, si chiude in un’esistenza di rinuncia, dove la sua persistente condizione di malato finirà per spegnere ogni sussulto di vitalità. [...] A ogni modo, l’edificare questi trattati gli aveva dato gioia e la loro lettura ne dà ancora oggi a noi. L’analisi è lieta, accurata, instancabile, finisce quasi per diventare prolissa, in un autore che per altri aspetti conosciamo lapidario: è un’esplorazione compiaciuta del proprio territorio. L’esecuzione è lucida, rigorosissima, dettagliata. L’esperimento, variato secondo tutte le sfumature, è condotto con coscienziosità esemplare, ma soprattutto lo diverte. Lo stile è classico, raffinato e al tempo stesso limpido, chiarissimo, non lascia dubbi sull’interpretazione. Per accostarsi a questi scritti non occorre alcun bagaglio tecnico: la loro freschezza, anzi, si addice assai meglio della prosa manualistica per far gustare la fisica.
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