Commemorazione di Charles Darwin (1882)
«Come l'arbusto che muore lascia nelle viscere della terra la radice che ne riprodurrà le forme, come la foglia cadendo lascia la gemma che la rifarà nella ventura primavera; così il darwinismo dovrà svolgersi e tramutarsi per lasciare il posto a nuove teoriche più alte e più complesse. Fedeli seguaci del grande inglese, ci sentiamo evoluzionisti anche per giudicare lui, creatore e pontefice massimo dell'evoluzione. In lui, in noi stessi, nella storia del pensiero, nelle viscere dell'umanità sentiamo l'inesorabile picchio di quel martello del prima e del poi, che segna la strada al lavoro e al progresso. Il darwinismo non sarà l'ultima parola della scienza, ma è la parola dell'oggi, di quell'oggi che a ogni battito del nostro polso va a divenire un domani.»