Dickens e il cinema
Charles Dickens è l'autore di romanzi universalmente riconosciuti come capolavori immortali. Ma quanto del carattere e delle vite di Oliver Twist, David Copperfield, Nicholas Nickleby si riferiva alle esperienze vissute dallo scrittore? Molto più di quanto comunemente si pensi. L'autore di Canto di Natale non era certo uno Scrooge, anzi, il suo interesse per le condizioni dei più umili si manifestava in tutte le sue opere. Scrivere era per lui anche un modo per esorcizzare un'infanzia non serena. Il cinema ha compreso questo secondo livello di lettura? Le condizioni di vita e di lavoro nell'Inghilterra dell'800 sono state definitivamente superate oppure riproporle oggi ha ancora un significato? Le trasposizioni sullo schermo hanno rispettato i suoi testi? Quanto li hanno distorti o modificati, tenendo comunque sempre presente la diversità dei linguaggi? Giancarlo Zappoli affronta questa relazione tra la vita dello scrittore, le sue opere e le loro riletture cinematografiche e televisive anche con la consapevolezza che Dickens è stato un maestro della serialità narrativa e che pertanto, in alcuni casi, la lunga durata si è presentata come uno strumento versatile per offrire il giusto spazio temporale a romanzi in cui personaggi e situazioni si susseguono senza sosta. La differenza, come sempre, l'hanno fatta gli sceneggiatori, i registi e gli attori.
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