L' archetto spezzato
«Noi siamo ciò che riusciamo a comunicare. In qualsiasi modo, con qualunque mezzo». Con queste battute si apre il monologo di Jacqueline du Pré, violoncellista di fama internazionale la cui carriera di concertista venne tristemente interrotta per una malattia, la sclerosi multipla, che la colpì in giovane età, indebolendo proprio quelle abilità che l'avevano resa una virtuosa dello strumento. Il testo, articolato in quattro movimenti - come quelli del concerto per violoncello di Edward Elgar, di cui Jacqueline fu mirabile interprete - ripercorre attraverso parole e musica le fasi salienti della sua vita: l'infanzia, il rapporto con la sorella, il successo, l'incontro con il direttore d'orchestra Daniel Barenboim, che diventerà suo marito e infine la scoperta terribile della malattia che le stroncherà la carriera, impedendole di esibirsi al violoncello in pubblico. Nonostante le difficoltà Jacqueline non rinunciò mai alla musica: finché le fu possibile insegnò e si esibì in qualsiasi forma, fino a suonare un tamburino giocattolo nell'orchestra diretta dal marito, dimostrando che la grandezza dell'arte risiede in primo luogo in quello che si ha dentro e che, quasi in maniera inspiegabile e miracolosa, si riesce a tirare fuori, non importa se tramite le note calde di un violoncello o i rintocchi ritmici di un tamburo.
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