I giorni della luna sul Brenta
1943. Quattordici anni appena compiuti, un'irresistibile voglia di avventura e un mondo che sta cambiando inesorabilmente. Nel cielo, come calabroni, gli aerei americani, l'asfalto che scorre violaceo mentre il camion con dentro i militari continua la sua corsa tra scossoni e ventate d'aria gelida. D'improvviso una scarica di proiettili rompe il silenzio, i tedeschi stanno fucilando altri prigionieri... ma non c'è tempo per avere paura, bisogna reagire come degli uomini duri. In guerra le notti sono lunghe, i giorni frenetici, i cadaveri ammassati per strada non suscitano più neanche una lacrima, perché gli occhi hanno visto già troppo orrore. E non conta se si combatte dalla parte dei vincitori o dei vinti, non conta chi ha ragione e chi ha torto: la guerra è un gioco mostruoso di cui nessuno è in grado di tirare i fili, dove non esiste coscienza né umanità. Nella mente scorrono continui i ricordi di una vita passata, quando si poteva ridere e guardare al futuro con curiosità ed entusiasmo. E dopo, invece, quando la guerra è finita e gli anni sono trascorsi, ritornare in quei luoghi riapre una lacerazione profonda che in fondo non si è mai chiusa, perché la guerra ti entra dentro, e anche se si prova con tutte le proprie forze a dimenticare, alcune sensazioni si impongono alla memoria come una scossa che fa vibrare il cuore.
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