La rosa dei venti
Conoscendo le piacevoli stranezze della zia Adelaide, Rosa non si stupisce più di tanto che abbia scelto un paese lontano chilometri dalla sua città per riposare per sempre «all'ombra de' cipressi»; quel che ancora non riesce a comprendere è perché abbia eletto a sua ultima dimora proprio Todi, così diversa da Roma, dove aveva sempre abitato, nel tempo che rimaneva dai frequenti viaggi nei più disparati angoli della Terra. Una donna acuta, appas - sionata e volitiva, zia Adelaide, che anche ora che non c'è più non può fare a meno di prendersi cura della nipote: è per firmare il compromesso della casa lasciatale in eredità che Rosa è costretta a tornare a Roma, per la prima volta da single, dopo la fine del suo matrimonio; è proprio in quella casa intrisa dei ricordi della sua giovinezza che Rosa è spronata a prendere coscienza per la prima volta di quella che era e che non è più, e di quella piccola crepa che, ignorata, con il tempo è diventata una voragine pronta a inghiottire ogni suo spirito vitale. Lì, tra le fotografie degli zii scattate in giro per il mondo, che tante suggestioni avevano suscitato in lei da ragazza, riprende vita l'idea di un progetto concepito e alimentato fra quelle mura, poi accantonato per necessità che ora, a distanza di tempo, non appaiono più così urgenti. E all'improvviso, come fosse rimasto chetato per lungo tempo, il vento del cambiamento torna a spirare, impetuoso e travolgente, pronto a sconvolgere non solo la vita di Rosa, ma anche di chi le sta intorno... Con una prosa limpida e accattivante, l'autrice indaga a fondo nella psiche dei personaggi, tessendo la trama di un disegno che trova nell'epilogo il suo più completo e fulgido significato.
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