Il gene dell'autodistruzione

Il gene dell'autodistruzione

La vita di un giovane uomo, all'improvviso, per una serie di vicissitudini, cambia da uno stato di relativa tranquillità e agiatezza a una condizione pericolosa e precaria. Nello scenario della Seconda Guerra Mondiale, egli si ritrova protagonista inaspettatamente. Terminati gli studi e completato il corso per sottufficiali di complemento nell'Esercito Italiano, subito dopo il congedo viene richiamato alle armi in qualità di sottotenente, con tutte le responsabilità che ne conseguiranno. Il suo comportamento e le sue scelte costituiscono lo spunto per una serie di riflessioni sociali e introspettive che l'autrice riversa a intervalli nel romanzo. Riflessioni che possono apparire bizzarre e accostate in maniera casuale all'evoluzione narrativa della trama, ma che sono invece il risultato delle sue considerazioni sulla natura dell'essere umano. Da questa commistione emerge l'elogio della dignitosa normalità e un'esortazione a riportare la nostra attuale esistenza a misura d'uomo. Soprattutto, questo romanzo intende esortare il lettore a una presa di coscienza che appare ormai inderogabile.
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