Una democrazia mafiosa. Quando la democrazia è fondata sull'appartenenza

Una democrazia mafiosa. Quando la democrazia è fondata sull'appartenenza

L'amore per un Paese che unisce alle bellezze naturali e paesaggistiche l'80% del patrimonio culturale del pianeta ed il cruccio di vederlo progressivamente degradare hanno fornito all'autore il "movente" per chiedersi perché l'Italia, pur disponendo di tanti tesori non abbia una classe dirigente capace di impiegarli. Se le istituzioni sono diventate una shooting box al riparo del quale gli scandali si inseguono con frequenza, si svolgono e si concludono con identiche modalità; se la corruzione, che dilaga dall'Unità d'Italia fino ai gironi nostri, non si limita ai grandi affari ma arriva fino ai fiori nei cimiteri godendo di un'eterna impunità; se non esiste la meritocrazia, se la burocrazia è pletorica ed inefficiente, se perfino il mondo dello sport, del volontariato e dell'antimafia sono attraversati dal malaffare deve ragionevolmente dedursi che esista una radice comune, una causa non rimossa che trascende i singoli episodi.
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