Le città separate
Due possibili amanti in una città che potrebbe essere Pisa, o anche Venezia. "Sull'Arno non sono mai passate le gondole / e questa è una verità che fa un po' male..." (pensano i metafisici innamorati) "...e allora / dovremmo scrivere manuali su come si formano le città / e su come si tengono separate...". Forse, nella loro memoria favolosa, c'era una volta una città infinita e indivisibile che conteneva tutti i luoghi della terra. Ora una fuga di ponti, di scalini, di sassi che li fanno inciampare e volare chissà dove. Che altro possono fare se non scrivere, in limine, a quattro mani, "sette poesie per la fine del mondo"? Un documento firmato in calce, ciascuno col proprio nome. "Le città separate" conclude un ciclo iniziato con "L'acqua alta" e "Il disegnatore di alberi". Tre raccolte diverse ma intimamente collegate fi temi scorrono e si sviluppano da libro a libro, i personaggi e i luoghi si sovrappongono) che formano un solo astratto canzoniere.
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