Il cervello gioca in difesa
Noi "esistiamo" solo perché siamo capaci di interagire favorevolmente con l'ambiente che ci circonda, con l'ecosistema. E la pressione ambientale che orchestra la nostra evoluzione di esseri viventi. Ma l'ambiente è per definizione mutevole e, nella sua mutevolezza, è spesso "inquinato" da pericoli, inaspettati e imprevedibili, che mettono a repentaglio il nostro equilibrio, il nostro "io biologico". Proprio per questa vulnerabilità ai cambiamenti ambientali, gli organismi viventi hanno sviluppato in miliardi di anni una sofisticata macchina di difesa, il sistema immunitario, che li rende capaci di affrontare tempestivamente pericoli sia previsti sia imprevisti. Una macchina imponente ed estremamente articolata, che svolge un'azione incessante basata sulla capacità di discriminare tra cosa è necessario e cosa non lo è, tra ciò da cui ci si deve difendere e ciò di cui si ha bisogno. Perché combattiamo un agente patogeno ma non consideriamo un "intruso" il feto che cresce nel ventre materno e che possiede per metà i geni paterni, quindi estranei al corpo della madre? Quali sono gli amici e quali i nemici del nostro organismo? Come può il sistema immunitario "ricordare" un antigene e combatterlo con le strategie già acquisite quando lo incontriamo nuovamente? (Questo, per esempio, è il meccanismo che sta alla base delle vaccinazioni).
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