Lago in un pagliaio. Giochi di parole in pillole di umorismo
Non già un libro, piuttosto un libercolo, come teniamo tosto precisare nel tentativo di facilitare l'approccio al lettore, incappato, non senza un moto di iniziale trasalimento, in un genere letterario alieno, apolide, apartitico, astruso e anarcoide, frutto, per nostra stessa ammissione, di possibili danni mentali permanenti, verosimilmente indotti dall'inconsapevole e improvvida inalazione passiva del prodotto di combustione di moccoli, lumini e candele votive di una specifica marca di cere che scoprirete nel corso della lettura. Un'allegorica giostra del calambour sulla quale può fare un giro chicchesia purché disposto a mettere a pregiudizio, per il breve lasso di tempo di una freddura, la mise e a scompiglio l'acconciatura, finendo proiettato inopinatamente in un mondo destrutturato da riferimenti cardinali, dove è in agguato l'incontro con porci telematici avvezzi alla navigazione in rete, sorci puttanieri alle prese con i conti in scadenza ed altri personaggi pittoreschi come la teutonica signora Nora o i freakettoni alticci calati barbaramente dai Paesi Nordici.
Momentaneamente non ordinabile