Il derelitto

Il derelitto

Nacqui da madre puttana e padre lenone in una garrula stamberga, a due passi dai cipressi millenari d'un cimitero per elefanti, mentre il vento del Nord sibilava allegramente tra i comignoli dei tetti nell'aria gelida della notte squarciata dai barriti dei pachidermi in agonia... Appen'io sgusciai fuori con un flebile vagito, ella mi afferrò per le cavigline e mi lanciò delicatamente nel gabinetto alla turca sito ai piedi del letto. Mi ritrovai in un turbinio d'acqua che mi trascinò nelle viscere della terra, vorticosamente galleggiando tra stronzoli e putridi miasmi. Non lo sapevo, ma quella fogna era il mio fonte battesimale... Così viene al mondo il protagonista del libro, un essere informe, reietto in modo violento, inequivocabile. Eppure quest'essere va per il mondo pieno di surreale, ingenuo candore, con animo sereno, fiducioso, sempre animato da una vena di caustico umorismo, per contattare gli esseri umani, parlare con loro, conoscerli. Egli, indomito scherzo della natura, sublime creatura che forse umana non è, diventa la cartina di tornasole che mette a nudo le miserie, le fragilità, le contraddizioni, l'intrinseco fatalismo dei cosiddetti esseri umani.
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