Leopardi e l'invenzione della moda
Fino a Leopardi, la letteratura italiana si è occupata della moda essenzialmente come bersaglio di un discorso satirico. Ma è soltanto con l'autore delle "Operette morali" e dello "Zibaldone" che la letteratura inizia davvero a "pensare" la moda, il suo linguaggio, le sue potenzialità, la riflessione estetica avviata da Leopardi abbonda di soluzioni che torneranno nei massimi teorici della moda del secolo seguente, da Simmel a Flugel, da Benjamin a Baudrillard attraverso Barthes: su tutte, l'intuizione che la moda si vada costituendo come una "retorica della modernità", una retorica in cui sarà molto arduo separare le coppie vestizione/restrizione, líbertà/vessazione, travestimento/blindatura. Siamo all'interno di una crisi dell'Umanesimo che Leopardi scopre - anche come disparità insanabile tra moda e filosofia, tra la coesione del costume antico e la minaccia, espressamente moderna, di un'inarrestabile deriva simbolica promossa dalla moda, dal suo parlare essenzialmente per cataloghi: grotteschi, folli, autoreferenziali.
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