L'arte di aspettare e altri saggi
"L'arte di aspettare" e gli altri saggi contenuti in questo volume costituiscono una tagliente presa di distanza dai luoghi comuni sull'amicizia, sulla morte e sulle mode in genere; ma anche un esempio di un genere narrativo, il "personal essay", un saggio narrato con un forte impianto biografico. Vita quotidiana, aneddoti e sfaccettature della fragilità umana, osservazioni sarcastiche sulle idiosincrasie degli individui partendo da quanto la realtà del vivere giornaliero suscita in un osservatore attento e distaccato. Fingendo di volare basso, a pelo d'acqua, Lopate coglie l'opportunità per aprire un gioco e un discorso di più ampio respiro, quasi senza che il lettore se ne accorga, puntando bersagli più elevati. Si muove, come un funambolo sulla corda tesa, tra commedia e tragedia, tra racconti effimeri e parabole edificanti, tra lirismo e ridicolo, senza mai perdere di vista il senso dell'impresa: camminare sul baratro dell'esistenza. All'acume di moralisti come Mordecai Richler, a alla sfrontatezza di Philip Roth, Lopate associa un'ombra di malinconia rassegnata che avvicina la sua prosa a quella di saggisti come William Hazlitt e Michel de Montaigne.
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