Dal soggetto al nome proprio
La condizione umana torna ad imporsi quale tema che circola al fondo di un dibattito filosofico pubblico ormai non più circoscritto alle discussioni tra specialisti e che ruota attorno alla cosiddetta questione antropologica legata ai destini dell'umanismo. L'approccio fenomenologico adottato, interagendo con alcuni esiti dell'ermeneutica e della decostruzione, consente di proporne una descrizione che la caratterizza come preliminarmente relazionale, tra etica e politica. L'individuazione della figura concettuale del nome proprio, la definizione della sua complessa articolazione in rapporto all'idea moderna di soggettività e l'elaborazione di un modello di temporalità coerente costituiscono l'impianto teorico generale dell'opera. Questo viene quindi sottoposto ad una verifica della sua attendibilità attraverso un'ampia indagine relativa ai temi della bontà, della responsabilità, del perdono, della promessa e della fraternità che fornisce un ritratto ben più articolato, ricco e in definitiva pertinente della condizione umana. Solo un nome proprio può rispondere, promettere, perdonare, fare esperienza della fraternità e della bontà, ma è altrettanto vero - di fatto, ogni giorno - che esso stesso, e solo questo, può anche tacere, spergiurare, vendicarsi, manifestare l'ostilità e la malvagità.
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