Walter Benjamin. L'angelo assassinato
Nel 1933 l'esilio 'trapianta' Benjamin a Parigi, in una serie infinita di indirizzi. A seguirlo in tutti gli spostamenti l'"Angelus Novus" di Paul Klee, quadro acquistato anni prima per mille marchi. Sempre pronto a trasferirsi, a cambiare indirizzo, vive come un nomade alle prese con la sopravvivenza grazie agli scritti che gli accettano quotidiani e riviste. La sua produzione si snoda in un tempo abbastanza breve e si fa strada a fatica, nonostante il valore dei suoi scritti, che spaziano dal diario di viaggio al saggio critico sulle nuove forme d'arte (in particolare il cinema e la fotografia), dal vastissimo epistolario fino alla traduzione dei testi dei più grandi scrittori francesi, Baudelaire e Proust. Frequenta Brecht, Hannah Arendt, Horkheimer, Theodor e Gretel Adorno, Gershom Scholem, Adrienne Monnier, e molti sono i luoghi del suo 'soggiorno': Capri, Ibiza, Sanremo, Marsiglia, Lourdes, il mare del Nord, tutti descritti con "tocchi di penna" che ne restituiscono il sapore più vero. Inventa la modernità , ma le sue opere arrivano a noi anche grazie all'intervento di coloro che si sono adoperati per farle 'espatriare' durante il regime nazista: "Infanzia berlinese", le due raccolte "Immagini di pensiero" e "Immagini di città ", "Diario moscovita", "Agesilaus Santander", "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", Strada a senso unico", "L'origine del dramma barocco tedesco", "Il concetto di critica nel Romanticismo tedesco", il vastissimo epistolario, i frammenti, i testi brevi, fino al capolavoro incompiuto, "Parigi, capitale del XIX secolo", per il quale Benjamin ha condotto ricerche pluriennali negli archivi della Bibliothèque Nationale.