Ti va se ne parliamo?
Maria, 75 anni, convive da sempre con un prepotente istinto di ribellione di fronte alla consapevolezza di non essere totalmente padrona dell'andamento della sua vita e tanto meno della sua morte. Il bisogno di confrontarsi sul mistero di quest'ultima, sul suo senso filosofico, su quello concreto e su quella insensata prepotenza con cui essa sembra esprimersi a suo piacimento, è diventato pressante. Fabio ha 25 anni, la morte abita spesso i suoi racconti, ma mai per davvero i suoi pensieri. È proprio da Fabio che Maria cerca accoglienza. A lui propone di trasformare il loro scriversi quasi quotidiano da più di due anni in una corrispondenza monotematica via mail in cui parlarsi, senza alcuna resistenza e a viso aperto, della morte e degli interrogativi che orbitano attorno ad essa. Fabio accetta e dice la sua sull'argomento centrale, ma va oltre, mettendo sul tavolo temi per lui altrettanto impellenti, trascinando la sua corrispondente alla ricerca del senso di tante vite giovani vissute a metà, per il timore di mettersi in gioco, o per l'incapacità di entrare in contatto con i propri sentimenti ed emozioni, e quindi con quelli del prossimo, o per il desiderio di sfidare la morte con ogni tipo di dipendenza. La loro conversazione, fatta di un dialogo profondo, articolato e totalmente sincero, dura otto mesi, ma non sembra terminare neanche dopo il punto finale. Sospesa nell'aria, con la speranza che più lettori possibili colgano il loro invito, sembra continuare ad aleggiare la domanda che ha irrorato tutto il loro scambio: ti va se ne parliamo?