Altra stagione
Cecilia, 70 anni compiuti, e Giordano, un senzatetto forse di poco più giovane, vivono l'inverno nell'attesa di ritrovarsi in primavera sul sagrato dove lui stazionava e dove Cecilia era arrivata nove mesi prima sotto la spinta della fiducia assoluta nel potere salvifico della parola. Non si erano mai visti prima, eppure lei lo aveva istintivamente scelto perché l'aiutasse, ascoltando la sua narrazione e dialogando con lei, a sconfiggere un pensiero improvviso e nefasto che le stava provocando continui attacchi di panico. Giordano era passato dal silenzio scandalizzato e offeso all'ascolto attento e coinvolto di una vita per lui assolutamente stravagante ed esagerata. Gli era poi arrivato il bisogno, in autunno, di cominciare a parlare ed erano venuti a galla ricordi tanti e dolorosi della sua vita, che credeva di aver accantonato per sempre. Era così successo che l'intimità delle confidenze e la spontaneità dei silenzi e la vicinanza dei loro corpi diventassero desiderio, e la sua emozionata manifestazione fosse il loro saluto prima che Giordano lasciasse il sagrato per la ricerca di un posto adatto al grande freddo. C'è tutto questo vissuto nell'attesa della primavera, e l'intimità dell'ultima sera domina le emozioni e i pensieri dei due protagonisti che intanto vivono quella stagione separatamente, senza sapere nulla l'una dell'altro. Per i primi tempi non hanno dubbi e fantasticano ognuno a modo proprio che a fine inverno si ritroveranno e riprenderanno da dove hanno interrotto. Poi, mentre i giorni scorrono per entrambi troppo lentamente, l'attesa gioiosa impaziente desiderante scivola nel dubbio, nell'incertezza, nella consapevolezza di quanto diversi siano e di come le loro scelte di vita possano rendere difficile incontrarsi come quell'ultima sera. Si può tornare a prima di allora? A primavera la risposta.