Quartetto di piombo per Margherita
L'Africa è il grande rimosso - e rimorso - dell'Europa: è quell'immenso continente laggiù in basso, a sud dell'equatore, saccheggiato e violato dalle potenze coloniali del continente boreale. Da là come ombre fameliche, come eserciti di blatte, uomini neri riemergono alla luce e vengono a tirarci per i piedi, ad assaltare le nostre coste, a invadere le nostre strade, a minacciare il nostro fragile egoismo malato. Da questo inconscio geografico, da questa grande discarica materiale e simbolica, a volte torna a galla anche un passato che si credeva sepolto: alcuni esponenti dei movimenti politici degli anni Settanta cercarono in Africa occasioni di applicazione dei propri ideali, supportando i movimenti di liberazione dal giogo coloniale; altri si diedero all'impegno umanitario; altri ancora cercarono, in una parte di mondo dall'improbabile controllo amministrativo e legale, di far perdere le loro tracce fuggendo da carichi morali e penali legati più o meno allo scivolamento nella lotta armata. Licia Cavallo, Wilmer Codeluppi, Marco Ranuzzi e Valeria Tripodi nel lontano 1976 hanno compiuto un sequestro di persona dall'esito misterioso: la vittima, Margherita Mattei, figlia di un ufficiale della DIGOS chiamato l'Aguzzino dagli studenti, scomparve e determinò la diaspora della 'banda dei 4'. Nel 2000 i nostri "fabulous four" si sono ormai costruiti un'altra vita, molto borghese, e hanno pensato di aver cancellato il loro peccato originale. Ma, come si sa, il passato a volte ritorna...