Migrare nel web. Comunicazione relazionale a distanza nella cronaca di un biennio vissuto con il virus
I lunghi mesi che all'inizio del 2020 hanno visto l'esplosione della pandemia da Covid-19 sono già iscritti nella storia dell'umanità come un momento di passaggio catastrofico, portatore di lutti, perdite, capovolgimenti di stili di vita, amplificatore di disuguaglianze e sofferenze, come per tutte le catastrofi. Una riflessione su quello che ci ha permesso di restare umani comincia a essere possibile soltanto a distanza di due anni dalla prima emergenza sanitaria. L'autrice, a partire dalla sua esperienza diretta di professionista e studiosa delle persone e dei legami tra le persone, si rivolge con questo testo a chi come lei prima nei lunghissimi mesi del lockdown, e poi nella fase di limitazioni, ha visto cambiare radicalmente il suo lavoro con le persone. Terapeuti, insegnanti, educatori, assistenti sociali, tutto un mondo di operatori, da lei definiti in modo assai significativo operatori reazionali, che il lockdown ha posto in un territorio di esilio coatto, nell'impossibilità di incontrarsi in presenza sono il campo di ricerca e i destinatari di questo testo. È stato il web a fornire risposta e antidoto all'esilio, anche per i professionisti della relazione, con uno spostamento di massa che l'autrice definisce nella sua sostanza e al tempo stesso nel significato metaforico che contiene come una vera e propria migrazione. Migrare infatti è da sempre una delle strategie di adattamento che la vita utilizza per attraversare i cambiamenti, soprattutto i cambiamenti che hanno segnato le sorti del nostro pianeta con le grandi catastrofi. Leggere queste pagine può aiutarci a rimettere in moto i pensieri. La questione era, e rimane, quella del restare umani. Insieme.