Passione, tifo, educazione. Idee per far scendere in campo dei genitori sportivi
Come ben sappiamo dalla realtà quotidiana degli stadi e palazzetti, ma anche dei campi e palestre delle nostre società sportive, il tifo, grazie alla sua alta valenza relazionale-emozionale, porta con sé aspetti sia critici che positivi. Il tifo, spesso, ci deforma, quasi avessimo due distinte personalità: chi non ha mai visto persone apparentemente tranquille trasformarsi in "hooligan scatenati" non appena i figli o le figlie (o i campioni della squadra del cuore) scendono in campo? Il tifo ci porta anche ad essere volgari verso le altre squadre, gli arbitri, i tifosi avversari, Dio, il destino, lo straniero? ci porta a vedere le cose in modo parziale e, a volte, intollerante verso chi non la pensa come noi o non è "dalla nostra parte". Perché allora educarci al tifo ed educare a tifare positivo? perché, bene o male, tutti siamo un po' "tifosi" di qualcosa/qualcuno (campione, cantante, località, libro, film, attore?); perché è un tema divertente che tratta argomenti che ci coinvolgono da vicino (figli compresi!), permettendo anche momenti pratici "sul campo"; perché è un argomento che stimola tutti a "dire la loro", facilitando il confronto tra genitori ma anche tra genitori e figli o nonni e nipoti; perché, in fondo in fondo, siamo tutti "tifosi" dei figli. Educarci attraverso il tifo, vuol dire, allora, cercare di cogliere il lato positivo del fenomeno per ragionare sull'occasione che l'attività sportiva, vissuta come atleta o partecipata come spettatore...