Un anno di meno. Diario del 2006. Case, musei, incontri, viaggi
Questo è un diario che non rientra nei canoni tradizionali del genere. È scritto da uno storico dell'arte che brontola contro il tempo che passa ovunque si trovi, né sembra sentirsi a casa in alcun posto: esule vero o esule simulato? "Non ho più visto i miei coetanei cubani nell'ultimo mezzo secolo. Sono diventato un sopravvissuto, doppiamente in esilio, sia dai miei amici e parenti sia dal luogo in cui sono nato. E' comunque trascorso tanto tempo che in realtà non posso considerarmi più un esule. Lo sarei piuttosto se dovessi tornare a Cuba dove ho vissuto meno di vent'anni." "Molto di quanto ho compilato appare come il mugugno inutile di chi crede che il passato sia meglio del presente e probabilmente del futuro non volendo capire o accettare che ogni epoca porta per mano simili qualità e simili difetti sotto vesti diverse." "Non sono affatto un collezionista ma un curioso che ama rinnovare se stesso, costruire e distruggere per poi rifare daccapo e pentirsi di quel che fa, di quel che disfa." "Il collezionista può diventare un vegliardo insaziabile, vittima di un'assurda mania di possesso. Non sarà mai felice. Ma lo è mai chi cerca di imparare sapendosi incapace di sapere abbastanza?" "La visione unitaria di cose e persone diventa, quando ci si sforza di vedere e di riflettere, un rebus che segue regole inafferrabili." "Per il carnale l'amore equivale alla solitudine, alla lontananza degli affetti e, forse, all'astrazione letteraria."