Arturo Bianchi
Con questo volume si crea il primo punto di riferimento per successivi e più approfonditi studi su Arturo Bianchi pittore più che 'dilettante' che si pone, come altri suoi coetanei di migliore fortuna, nel più ampio contesto del panorama dell'arte bresciana tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, nell'ambito della fedele riproduzione dal vero. Sono ormai trascorsi centocinquant'anni dalla nascita di questo artista schivo e appartato in vita, ma serio e coscienzioso nel suo lavoro, ha lasciato numerosi dipinti che comunicano freschezza pittorica e accuratezza esecutiva. Sono talora tele di discreta dimensione o più facilmente tavolette con modeste 'impressioni', che rendono evidenti e comunicano le emozioni vissute dal pittore nel percepire il paesaggio, o che sono trasfuse nei piccoli ritratti resi con naturalezza, nelle vedute di angoli caratteristici e scorci sconosciuti, che sopravvivono immutati nel tempo, testimonianze vive di un passato oramai scomparso. Pittore di sicuro interesse, ma per la critica sino a ora pressoché ignorato, meritava uno studio un poco accurato che iniziasse a tratteggiarne, per quanto possibile, il percorso biografico e artistico, e ne facesse conoscere un primo gruppo di opere.
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