Per una «logica della sensazione». Il giovane Blondel tra psicofisiologia e filosofia

Per una «logica della sensazione». Il giovane Blondel tra psicofisiologia e filosofia

Le nostre sensazioni non sono "né un punto di partenza né un punto di arrivo", ma costituiscono una mediazione "tra la natura inferiore ed il ruolo che l'uomo, con il suo pensiero e la sua volontà, deve giocare nella storia di questo mondo". Queste considerazioni, scritte da Maurice Blondel nel 1927, concludono un lungo periodo di ricerche, la cui prima espressione rilevante si ha negli scritti qui analizzati del 1888-1889, riguardanti "Une association inséparable. L'agrandissement des astres à l'horizon". Tali scritti non destano interesse solo per la teoria proposta, diretta a mostrare l'elemento razionale implicito nell'atto percettivo. Essi costituiscono anche un condensato insolito degli studi di psicofisiologia all'epoca più diffusi con i quali il giovane Blondel si confronta costantemente alla luce di un dibattito filosofico assai acceso, facendo così emergere un aspetto della riflessione blondeliana ancora in ombra.
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