Porzus. "Guerra totale" e Resistenza nel Nord-Est
Un nuovo saggio sulla strage di Porzus. A settanta anni dai fatti, una ricostruzione di quello che è stato probabilmente l'episodio più grave e doloroso della storia della Resistenza Italiana: Il massacro dello stato maggiore della divisione "Osoppo", da parte di partigiani comunisti del GAP. Febbraio 1945. Sono gli ultimi, cruenti mesi della seconda guerra mondiale, in quel Friuli orientale che lo stesso Hitler aveva staccato dall'Italia (e persino dalla "Repubblica sociale"), per integrarlo direttamente nel Relch, con il nome di "Litorale adriatico". Nel pieno dunque della costruzione del "Nuovo Ordine Europeo" nazista e con la pressione da est della Resistenza jugoslava e dell'URSS nei Balcani, le tensioni etniche e politiche erano al loro massimo. Uno scenario di "guerra totale" di cui fenomeni estremi furono l'invasione dei Cosacchi, la Risiera di San Sabba e le "foibe". La strage di Porzus si colloca in questo contesto. Nella morsa fra nazismo e comunismo, fra Resistenza e nazifascismo, fra resistenza italiana e resistenza jugoslava, fra resistenza comunista e resistenza democratica, fra comunisti nazionali e comunisti internazionalisti, fra antifascismo e anticomunismo. Il presente saggio di sforza di tenere insieme tutto questo, rinunciando sia alle reticenze di certa storiografia resistenziale, sia ai pregiudizi del cosiddetto "revisionismo".