Senza più santi né eroi
"La coperta di lana mi riscalda come un focolare. Dormire disteso o in piedi per me è uguale. I paraocchi servono per proteggermi dalle distrazioni. Le gare mi eccitano quanto le trottate sulla spiaggia: affondo le unghie accanto alla schiuma, ne nasce un brivido formicolare dalla punta del naso alla coda. Accelero, tiro calci all'aria, scuotendo la testa e nitrendo, come fossi stato un cavallo già in un'altra vita. E salto, esulto, felice di aver ritrovato una razza indefinibile di libertà. I morti ammazzati hanno bisogno di fiori, i morti del mio paese, senza pace. Per strappo o onestà, un sì o un no, morire. Un comandamento, non parlare, l'unico suono dev'essere il pianto. Lo spazio dell'eroe è nascosto dentro al suo cuore, il tempo dell'eroe è finito in un'ora di film, e noi abbiamo bisogno di eroi. Se oggi monte con monte non si scontrano mai, un giorno fronte con fronte... occhi negli occhi... la verità." Con un linguaggio sempre avvolgente, e a tratti persino struggente, il narratore riesce a farci immergere all'interno dell'Onorata Società: una criminalità organizzata attiva nel traffico di armi e di esseri umani, nell'estorsione, nell'usura, nel narcotraffico, ma anche dotata di sentimenti. Il lettore è coinvolto in un viaggio entusiasmante che, in chiusura, conduce a importanti considerazioni di carattere etico, politico e religioso.
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