La regina Rosa delle Dolomiti
"Le favole sono da sempre un dono che aiuta la crescita dei bambini. Il mio primo amico aveva il nome di Cappuccetto Rosso, poi c'è stato il lungo naso di Pinocchio e via via tanti altri ai quali ho voluto bene anche da grande. Il Piccolo Principe l'ho addirittura amato e poi la mia vita è stata per anni coinvolta dallo straordinario Topolino e da tutti i suoi "coetanei" donati al mondo intero dal genio di Walt Disney. Con i suoi doni e con i pensieri fatali della vecchiaia, pensavo di aver concluso i battiti giovanili del mio cuore. Invece, prossimo al mio ottantaseiesimo compleanno, sono stato scosso da una sorpresa: la telefonata di una voce femminile che pensavo a me sconosciuta. Invece no. Al successivo incontro si è subito acceso un lampo di gioia che mi ha riportato ai Giochi Olimpici invernali del 1956, perché la bionda e vivace "ragazza" era, è ancora, la figlia di Carlo Calzà, che a quel tempo saettava sul ghiaccio del lago di Misurina. Carla, simpatica affabulatrice, aveva scritto una favola e mi domandò se la volevo leggere. Sono contento di averlo fatto per vari motivi, tra i quali l'amore per Cortina e le sue montagne, che ambedue avvertiamo in un anfratto del cuore. Giunto all'ultima riga, ben conservati alcuni passaggi allegri e dolorosi, a occhi chiusi sono salito sulle cime dei monti della Regina Rosa con una ideale macchina da presa per filmare la favola fino all'ultimo commovente tocco finale" (Dalla prefazione di Rolly Marchi).
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