Il tedio di Dio
Opera poliedrica e complessa questa di Giorgio Linguaglossa, tipica esemplificazione della nuova ontologia estetica. Ne "Il tedio di Dio" agisce una dialettica in cui è assente qualsiasi soluzione conciliativa delle opposizioni tragiche dell'esistenza, e dunque in cui è improponibile qualsiasi superamento della contraddizione. Qui vi è un senso radicalmente contraddittorio che annienta la dialettica, che naufraga inesorabilmente nel paradosso e nell'assenza di senso. Paradosso che mostra, nella sua insolubilità, la radicale nullità della realtà e dello stesso Presente, non soltanto perché il Presente è figura dell'assoluto, ma in quanto l'assoluto è il solo modo in cui può darsi la realtà, la quale non è che il risultato dell'autonegarsi dell'assoluto. L'assoluto altro non è che un auto-negarsi nel suo stesso porsi. La realtà è presenza del Nulla originario, contraddizione incontraddittoria. L'atto originario stesso contiene in sé sia la presenza che il nulla, il trionfo del presentecoincide con il naufragio del reale.
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