Il mio nome è Capri. Auto e pornodive, nazisti e migranti, adoratori del sole e dame in nero
Che cosa spinge una maliziosa pornodiva americana a farsi chiamare "Capri"? Perché Frank Sinatra, negli anni dei suoi trionfi, volle trasformare il ristorante "Villa Capri" di Hollywood nel suo rifugio segreto? Che ci faceva un famoso generale nazista nell'Isola Azzurra con la stella del Salon Kitty? Quanto è lungo e profondo il "fiume" di Capri? Quale voce suadente catturò l'equipaggio del sommergibile "Truant" dinanzi allo splendore dei Faraglioni? Perché Curzio Malaparte volle edificare a Punta Massullo una casa-alcova in forma di carro armato? Che legame misterioso corre tra i "vortici" dei pittori di guerra e gli abiti color Grotta Azzurra di Emilio Pucci? Come è potuto accadere che Capri abbia prodotto, per partenogenesi, isole tropicali, sguaiati ristoranti asiatici, urne cinerarie, succhi di frutta, pedalò, cucine componibili, tende da campeggio? In bilico tra il canto delle sirene e le lusinghe del mondo moderno, metà "giardino delle delizie" e metà supermarket, isola-paradosso preda di tutte le contaminazioni e di tutti gli imperativi della moda, Capri è ancora capace di offrirci, per nostra fortuna, la sua narrazione infinita e il suo pulsante cuore selvaggio.
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