L'uso sapiente delle buone maniere

L'uso sapiente delle buone maniere

Isabel Dalhousie, riflessiva ma tutt'altro che prudente direttrice della "Rivista di etica applicata", non rinuncia a intervenire nella vita degli altri anche ora che è diventata madre del piccolo Charlie. Da esponente di una fetta della società edimburghese benestante, le sue avventure hanno come teatro per lo più magioni secolari di ricchi possidenti o, come stavolta, gallerie d'arte, frequentate da collezionisti e pittori. Capita infatti che, durante un'asta per l'acquisto di un dipinto di uno dei suoi paesaggisti prediletti, Isabel fiuti odor di bruciato. Prima un collezionista le strappa l'oggetto del desiderio a suon di quattrini, poi decide di cederglielo senza colpo ferire. Strano quel quadro non rifinito, ancor più strano il soggetto: raffigura il punto in cui pare che un gorgo spaventoso abbia ingoiato il suo autore. O forse si è trattato di suicidio? E poi quel suo giovane fidanzato, bello come un adone, amabilmente gentile, nonché padre amorevole di Charlie, sarà ancora nel cuore della bella nipote di Isabel, la gastronoma Cat, o quest'ultima avrà perdonato l'evoluta zia? Tanti dilemmi e una sola possibile via d'uscita: ragionare col cervello ma lasciarsi trasportare dal sentimento. È uno dei segreti del fascino di questo estroso segugio in gonnella, che si muove sullo sfondo di una Edimburgo fresca e inedita e della suggestiva isola di Jura. Alexander McCall Smith le regala, come fa con i suoi personaggi più riusciti, la grande capacità di darsi delle regole, ma anche l'enorme buonsenso di saperle infrangere.
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