Gli scrittori inutili. Sette lezioni e quarantanove casi
C'è un pullulare di scuole di scrittura, non sempre qualificate, e ci sono tanti manualetti superflui che insegnano come tentare, con scarse probabilità, di farsi pubblicare un libro. Forse gli interessati impiegherebbero meglio il loro tempo leggendo questo libro. Cavazzoni aggiunge all'argomento quel tanto di ironia sulfurea indispensabile per non incappare nel ridicolo, qualsiasi sogno letterario si stia rincorrendo. Questo libro si presenta come un'antologia di ritratti di scrittori dei quali nessuno sentirebbe mai la mancanza. Il testo è diviso secondo i sette peccati capitali e dipinge, con tocco leggero, divertito e anche un po' amaro, un piccolo inferno dantesco in cui sono ospiti tutti quelli che, non sapendo che altro fare nella vita, hanno deciso che almeno il mestiere dello scrittore non gli sarebbe stato proibito. Sette capitoli per ciascuno dei sette vizi, in tutto quarantanove ritratti di sciocchi mestieranti, tutti canagliescamente rinchiusi nel proprio "girone". Ci sono scrittori che convivono con bambole gonfiabili e hanno anche uno o più allievi, gonfiabili; e poi scrittori schiavi di altri scrittori, e scrittori in disuso mantenuti presso case editrici. Al termine, la lezione, la morale finale, in modo che, seguendo gli incomparabili precetti, anche quelli che ancora aspirano all'invitante inferno possano accedervi agevolmente.
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