Esitazione. Testo inglese a fronte
Dopo aver narrato in Camera obscura la vita travagliata di un pittore-fotografo scozzese dell'età vittoriana, Robin Robertson si presenta in "Esitazione" nel mezzo del cammino, in una condizione di stallo, attraverso figure tipiche ("L'ubriaco nel parco"), storiche ("Strindberg a Londra") e mitiche ("Atteone punito per aver scoperto la dea nella sua nudità"), attraverso animali simbolici (il "falco viziato", la poiana, la lucertola) e una serie di istantanee private di una vita che non si ferma e ci separa inesorabilmente da familiari e amici, come pure da noi stessi ("Primavera a New York"). Il suo stato d'animo meditabondo si riflette in immagini di borgate immerse nell'immobilità psicologica o politica ("l'Ulster") e in una inquietante serie di paesaggi costieri britannici, rocciosi e nebbiosi, in cui abbazie medievali, fortificazioni, foche, dolmen si distinguono appena, e l'erba stenta "nella sottile patina di terra". Sul suo cammino Robertson incontra un altro amaro poeta di marine, Montale, e ne riscrive alcuni testi, e come Montale e Neruda accenna una riaffermazione vitale nell'entropia incombente. Se a volte le scene e metafore erotiche di cui è maestro partecipano del suo gusto dell'orrido, più spesso egli evoca la sensualità con una tessitura di immagini e suoni di intensa risonanza, memore della tradizione britannica di Keats e Hopkins e di un substrato popolare di ballata stregonesca. Come Menelao bloccato sull'isola di Pharos, Robertson interroga Proteo, le forme cangianti dell'universo, con insistenza, e ne ottiene la licenza di continuare il viaggio. (Massimo Bacigalupo)
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