Visioni sacre e morali
Ammirate e imitate da una foltissima schiera di poeti e letterati del tardo Settecento e del primo Ottocento (Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi, prima di tutti), le "Visioni" di Alfonso Varano hanno goduto di una fortuna straordinaria nei decenni immediatamente a ridosso della loro pubblicazione e di un altrettanto rumoroso oblio nell'ultimo secolo della nostra storia letteraria. Eppure i motivi di interesse che l'opera è in grado di suscitare sono, ancora oggi, molteplici e profondi: perché le "Visioni" di Varano furono davvero un testo capace di dare alla poesia italiana uno slancio nuovo, di porsi come un ponte tra le stanchezze della coeva poesia arcadica e la nuova sensibilità che si andava formando in tutta Europa. E perché le suggestioni tematiche e lessicali della letteratura varaniana, congiunte con quelle più lontane della poesia ossianica e dei versi di Thomas Gray, contribuirono in misura consistente alla formazione di un gusto preromantico tutto italiano: nel ritorno a Dante innanzitutto, ma anche nel ripudio della mitologia classica e nella difesa di una poesia fondata sui valori cristiani e sul vero naturale e storico, sostanziale preludio all'esperienza manzoniana. Non fu dunque né casuale né episodicamente giovanile l'ammirazione montiana e leopardiana. E non sono le "Visioni" un'opera da potersi confinare pacificamente nel limbo della retorica settecentesca o da destinare con facile noncuranza all'oblio, nemmeno oggi. Perché, anche lasciando da parte mode e influenze, brilla nei dodici capitoli in terzine del Varano un linguaggio poetico ardito e violentemente espressivo, che mescola, dantescamente, dottrina e poesia e trova i suoi migliori momenti nelle terribili descrizioni della peste di Messina o del terremoto di Lisbona. Un linguaggio che il commento di questa nuova edizione analizza con puntualità di riscontri e di rimandi, mostrandone la saldezza dei riferimenti letterari, così come le innegabili novità e l'inventiva, e inquadrando, nell'ampia introduzione, l'esperienza poetica e stilistica varaniana nel complesso della trasformazione culturale che il Settecento italiano andava in quei decenni conoscendo e sperimentando.
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