Il nulla, quasi

Il nulla, quasi

Fotografia significa, etimologicamente, scrittura di luce. Riflettendo sul modo in cui il linguaggio fotografico - la scrittura luminosa - si traduce nel testo letterario, Silvia Albertazzi sfoglia alcuni tra i più significativi romanzi contemporanei come album in cui le istantanee familiari rappresentano un modo per recuperare (e conservare) la memoria, un punto di partenza per andare alla ricerca di oscure situazioni personali, e un tentativo di fermare l'attimo che, paradossalmente, proprio mentre enfatizza l'impossibilità di ritrovare il tempo perduto, si apre al domani, a ciò che accadrà subito dopo lo scatto, o molto più tardi, quando la vita imporrà con i suoi mutamenti spesso imprevedibili quel vuoto, o quel mistero, che tutti attende al termine del futuro. Spezzando la continuità narrativa, le fotografie familiari "raccontate" instaurano il tempo dell'infinito adesso, in cui si raccolgono in un solo, incommensurabile, istante tutti i momenti di una vita; l'ora si apre all'allora; o meglio, o forse, l'ora e l'allora lasciano intravedere il qui e ora, e il domani e l'altrove.
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