Alice disambientata
Bologna, primavera 1977. L'università è occupata. Al DAMS c'è un professore stravagante, Gianni Celati, che scrive saggi geniali e non si stanca mai di raccontar storie. Così il suo seminario su Lewis Carroll si trasforma in un collettivo politico, una scuola di scrittura creativa, un cineclub, un concerto rock, un set psicanalitico. Soprattutto un posto dove «farsi delle storie». Alice è l'emblema del Movimento. Un'Alice disambientata perché ormai è dappertutto: cade, precipita, rimpicciolisce e ingrandisce. Il suo, dicono gli studenti e scrupoloso annota il prof, è «un modo per non farsi catturare». Nasce questo volume, esperimento di scrittura collettiva, libro-nonlibro, frutto della collaborazione tra individui «che si identificano molto l'uno nell'altro (si innamorano anche) ma non si identificano più in nessunissimo capo». Un volume che ora l'autore riscrive da cima a fondo, corredandolo di illustrazioni scelte nella grande tradizione iconografica del capolavoro di Carroll, ma anche fra le icone pop di quel tempo.
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