Commedie: L'erofilomacchia-I morti vivi-Prigione d'amore
Nel panorama teatrale del secondo Cinquecento, le tre commedie del giurista perugino Sforza Oddi occupano un posto di tutto rilievo: lodate dai contemporanei e più volte ristampate tra Rinascimento e Barocco, prese a modello in Italia e all'estero (eccezionale la loro fortuna in Francia), esse risultano emblematiche del genere grave o larmoyant, in cui la "dolcezza del diletto" è conseguita attraverso l'"amarezza delle lagrime". La serietà dei contenuti, che pure garantisce il fine etico-didascalico, ineludibile nell'età della Controriforma, non è tuttavia d'ostacolo a una resa brillante e divertita degli intrecci, che raggiunge l'acme nelle felici sequenze comiche della Prigione d'amore. Se il primo dei tre testi, "L'Erofilomachia", ha più volte visto la luce nel corso del Novecento, gli altri due, reperibili solo nelle stampe antiche, vengono ripubblicati per la prima volta in questo libro, che raccoglie, corredato di un'ampia introduzione ricca di dati anche inediti, l'intero corpus teatrale dell'autore.
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