Fine di un romanzo familiare

Fine di un romanzo familiare

Ci sono libri così intessuti di frammenti da ripiegarsi sulla carta come un vortice di tasselli che trovano senso a mano a mano che scorrono le pagine. Libri che rappresentano un'esperienza unica, come questo. Alla morte della madre e con un padre quasi sempre assente, Peter Simon viene affidato ai nonni. È lui a raccontarci questo "romanzo familiare", nel solo modo in cui può farlo un bambino: senza capire. Peter gioca con i figli dei vicini e adora ascoltare il nonno che gli tramanda la storia dei loro antenati. "Mi raccontava tante storie, non favole, storie vere." La diaspora degli ebrei, le Sacre Scritture, ma anche la storia di un giardino segreto con una foglia speciale e di una fanciulla che sa di pesce. Niente è razionale agli occhi di Peter. Tutto sfuma in un confine surreale, dove le immagini del mondo adulto vengono a tormentarlo. Un padre-fantasma che torna a casa di rado e litiga con il nonno, la puzza della "caserma in cui fanno quegli interrogatori" (il padre è ufficiale dei servizi segreti), ma soprattutto gli eventi futuri: la morte dei nonni, l'accusa di tradimento del padre, l'improvvisa scomparsa dei vicini, forse deportati, e l'istituzione per i figli deviati del regime in cui verrà mandato. Eventi che i grandi sanno spiegare, ma che per un bambino sono incomprensibili. Sarà nei racconti del nonno che Peter troverà rifugio, riemergendo invincibile come il piccolo Nemecsek dei "Ragazzi della via Pál".
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