La vita è un bagaglio a mano

La vita è un bagaglio a mano

Opera in parte autobiografica, che risale al 1989-90, "La vita è un bagaglio a mano" affonda le sue radici nel passato e nelle passioni dell'infanzia di Mario Levi: ricordi, racconti, brevi e intensi frammenti, uniti dal filo conduttore della città. Che senso ha andare in un'altra città, si chiede infatti l'autore, se poi tutto quello che hai dentro inevitabilmente ti segue? Scorrono così davanti ai suoi occhi nostalgici le visioni familiari di Parigi, Rio de Janeiro e Istanbul, dalle quali affiora una città metaforica che altro non è che fotografia dell'anima, nutrita dai tormenti, dalle riflessioni, dalle malinconie dell'autore, e il cui racconto è accompagnato da citazioni di scrittori come Konstantinos Kavafis. Proprio il poeta greco, con la sua poesia "La città", ci svela la chiave dell'opera di Mario Levi: "Né terre nuove troverai, né nuovi mari. Ti verrà dietro la città. Per le vie girerai: le stesse". Ovunque va, dunque, l'uomo si porta dietro se stesso, con i suoi problemi, la sua memoria, le cose che ha smarrito. O, come dice ancora Kavafis: "Dove mi volgo, dove l'occhio giro, macerie nere della vita miro, ch'io non seppi, per anni, che perdere e schiantare". Non ci sarà mai una città migliore di un'altra: l'uomo può girare il mondo, ma ciò che ha dentro non può essere cancellato e in qualunque luogo egli troverà sempre e solo desolate rovine di se stesso.
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