L'anno della stella cadente
Ungheria, anni Cinquanta. Rimasta orfana di padre a soli due anni, la piccola Piroska cresce a Sopron con la madre Flòra e la balia Nenne. A farla soffrire è soprattutto l'irruzione del mondo esterno che sconfina nel suo, la concretezza delle cose, il sentimento, che ancora non sa rendere razionale, della loro fine, e il pensiero che tutto sarebbe potuto andare diversamente. Trascinata in una realtà che a stento comprende, popolata dalle forme grottesche di parenti, vicini e della sadica maestra di scuola, Piroska incontra la sofferenza e l'impotenza della gente sottomessa al regime comunista. La sua figura di riferimento è la madre, con cui vive un rapporto ambiguo e di reciproca dipendenza: Flòra, che solo quando è in casa dissipa le sue paure con una canzone, Flòra, che per lei significa il tramonto, il Natale, la neve, la ballerina di porcellana che luccica nella vetrina. Ma anche Flòra che, umiliata da un lavoro sfiancante nonché divisa tra due uomini, quando sentirà di non poter dare alla figlia affetto e stabilità lascerà che il loro rapporto si sgretoli come intonaco dal soffitto del cielo. Quello stesso cielo in cui, tremando, Piroska osserva le stelle cadenti con la paura che la possano colpire. Sarà il 1956 l'anno decisivo, l'"anno della stella cadente", quando si deciderà non solo il destino dell'Ungheria, ma anche la sorte di una madre e della sua bambina. Perché altre stelle cadranno, ma i loro sogni si realizzeranno ancora?