Se nessuno sa dove sei
Elena, una giovane donna, sconta a Rebibbia la condanna per l'omicidio del marito Giovanni, un docente universitario più anziano di lei. Nessuno ha capito perché lo ha ucciso. Dopo cinque anni di silenzio, decide lei stessa di rivelarlo scrivendo delle lettere. Si alternano così epistole immaginarie alla sua vittima a quelle vere, indirizzate alla sorella Olga. Si comprende allora il movente del delitto: Elena, giovanissima e schiva, persa da sempre in un suo mondo privato di fantasie e letture, era caduta nella trappola d'amore tesa da Giovanni, un regno isolato fatto di poesie e di libri letti sotto una grande quercia. Fino a quando lui, dopo averla ridotta a una sua proprietà fisica e mentale, l'aveva tradita ripetendo il copione con un'altra donna. Questo per Elena era stato decisivo. Solo un ultimo atto era dovuto: ucciderlo in una cerimonia rituale, proprio nel giorno del suo compleanno. Convinta che questo fosse l'unico modo per tornare a respirare, Elena non troverà però alcuna liberazione nel suo gesto, nessuna catarsi nella sua confessione, perché a nulla vale la scrittura se non tende a ricercare un contatto con l'esterno ma solo a mantenerlo con se stessa. Nemmeno l'affetto di Gabriella, la sua compagna di cella, che per un attimo riesce a farle assaporare quel calore che la madre le aveva sempre negato, riuscirà ad aiutarla. Il carcere è il "luogo definitivo", dove Elena ha deciso di pagare il suo debito, non per salvarsi ma per lasciare lentamente la vita, annullandosi.