Cento pizzini di Bernardo P. prima di andare a letto
"Grandissimi cornutazzi di lettori, voiattri che fate la bedda vita alla luce del sole e macari vi bronzate alla facciazza mia, voi tutti che vi riempite la bocca di questa cosa che si chiama mafia, che credete a quello che dice la televisione e parrate di pizzo e pizzini a non finire, ma che minchia ne sapete voi? A mia che toccò di stare all'ombra della latitanza, in una baracca umida e fitusa in mezzo a capre, ricotte e cicorie, e ora mi tocca fari la muffa in questo puttuso di galera carcerata, io ciò i cabbasisi sputtusati di sentire tutti sti cristiani che babbiano a destra e ammanca, Bernardo P. di quà Bernardo P. di là. Per cominciare, io sono io e non mi devo presentare. Poi, siccome non solo cè chi jetta fango su di mia, ma anche cè che tutti cuntano la loro storia, pure se non tengono ungazzo da dire, allora mi feci deciso che è megghiu se in questo bisinès del libro ci entro pure io che di cose da raccontare ne tengo agliosa, e vi spiego come gira il mondo in cui caminate. Pecché vi dovete mettere 'nta testa che iè propio grazzie a cuesti pizzini di carta che io in tanti anni ho messo apposto l'Italia e le cose vostre (che comuncue sono cose nostre di noialtri, se finora non l'avevate capito). Infine, amici miei, vi vogghiu inzegnare questa cosa: cè chi comanda e fa la storia, e chi la storia se la pigghia intera accussì comè. Il primo sa, non parra, e muto muto scrive; i secondi non capiscono, babbiano e quindi pace all'anima loro. Baciamo le mani, Bernardo P."
Momentaneamente non ordinabile