Rock'n'roll, italian way. Propaganda americana e modernizzazione nell'Italia che cambia al ritmo del rock. 1954-1964
II rock'n'roll approda in Italia nel 1954 insieme ai marinai americani della base NATO appena installata nella baia di Bagnoli. Da qui, attraverso la miriade di bar e locali notturni che si addensano lungo la zona portuale e i Campi Flegrei, parte un contagio che dilaga in tutto il territorio nazionale, grazie all'industria discografica e, indirettamente, a quella cinematografica. Tra juke box, sfavillanti copertine di 45 giri e colorati mangiadischi, il rock diventa la colonna sonora della "grande trasformazione". La TV, entrata a pieno titolo nelle abitudini degli italiani, riadatta format e tendenze a stelle e strisce in una più rassicurante chiave nazionale. Ma il rock'n'roll è tutt'altro che il prodotto ufficiale dell'America superpotenza, e dunque non si lascia imbrigliare dal monopolio di radio, televisione di Stato e buona parte dell'industria discografica. E così che nell'Italia che cambia al ritmo del rock non sono solo le ragazze a essere rovesciate dai loro partner sulle piste da ballo, ma è lo stesso sistema di valori socio-culturali a essere ribaltato. "Rock 'n' roll, italian way" non è una storia della musica leggera in Italia o delle origini del rock italiano: è un caleidoscopio attraverso il quale leggere le contraddizioni, gli entusiasmi, le paure, gli slanci e le resistenze di una società che, spinta verso l'emancipazione dalla diffusione del benessere, rimane in molte fasce sociali "avvinta come l'edera" alla tradizione, e non è affatto disposta a interpretare il mondo che cambia.