Privatizzare o nazionalizzare le reti infrastrutturali. Una terza via
Non è certo un accidente della storia se un libro, scritto da un protagonista del mondo delle Partecipazioni Statali, pensato come consapevole racconto di fatti rilevanti per la realtà italiana, al fine di tenerne memoria anche in futuro, divenga analisi di strettissima attualità, nel bel mezzo dell'ennesima tragedia nazionale come quella del ponte Morandi di Genova? Le istituzioni pubbliche sono indispensabili per tracciare il disegno delle reti, effettuare le scelte di medio-lungo periodo, rendere espliciti i programmi, indicare poi come realizzare le opere e individuare le modalità di finanziamento e gestione più opportune con il concorso del settore privato. Manca il coraggio di una visione che oltrepassi gli aggiustamenti estemporanei e il piccolo cabotaggio, per ottenere risultati, in Italia, disattesi da anni come l'integrazione fra infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie e dei grandi aeroporti.Può un paese trascurare le infrastrutture e l'assetto del territorio? Risponde a verità quanto affermato da Michael E. Porter e riportato nel libro che un Paese senza investimenti infrastrutturali non ha avvenire? Prefazione di Giuseppe Roma.
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