Ci vediamo da Aragno
"Probabilmente i benevoli quattro lettori di queste pagine (Manzoni pensava che ne avrebbe avuto venticinque, Guareschi solo ventitre, io, di conseguenza non posso sperare di averne più di quattro) si chiederanno perché una persona che nella sua vita ha esercitato una professione così diversa dallo scrittore, usando più il lapis che la macchina da scrivere, si sia decisa, ormai alla soglia della terza (o quarta?) età, a scrivere un libro di ricordi legati ad un vecchio caffè: il Caffè Aragno. La ragione che mi ha indotto a buttare giù queste poche righe senza pretese, è da ricercarsi nel desiderio di rivivere, come in un sogno, quell'atmosfera ormai scomparsa, che caratterizzava quei quattrocento metri quadrati situati nel centro storico di Roma, in cui convenivano, ma sarebbe più giusto dire stanziavano per ore, i rappresentanti della elite della vita politica, della cultura, dell'arte del nostro Paese, così interessanti per l'occhio e l'udito di un giovane studente di architettura, quale ero io negli anni '50, sempre in cerca di esperienze artistiche e culturali nuove."
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