Visioni celesti. Scienza e letture degli astri a Roma
«Il cielo, fin dall'antichità, veniva guardato dagli uomini non soltanto per trovare punti di riferimento divini e terreni per affrontare con sicurezza il viaggiare in terra e in mare, conoscere i momenti propizi per l'agricoltura, o per ricevere dall'alto risposte alle difficoltà e ai misteri della vita, ma era anche una grande fonte di elaborazione fantastica. Per molti secoli, ogni popolo ha veduto e raffigurato nelle disposizioni apparenti delle stelle sulla volta celeste, così come si presentavano allo sguardo, rassomiglianze con oggetti o essere viventi terrestri oppure più semplicemente elementi che scaturivano dalla più fervida immaginazione umana, rappresentati dalle figure della mitologia. Si può dire che la serie di miti che ha legato tra loro i personaggi delle costellazioni, ha reso il cielo notturno come una specie di immenso libro illustrato e la volta celeste un palcoscenico in cui si sono esibiti eroi e divinità protagonisti di leggende lontane nel tempo. Le stelle più brillanti furono indicate con dei nomi propri: molti erano nomi arabi, spesso mutuati a loro volta da antiche designazioni babilonesi e forse ancora più antiche; molti altri erano greci o, anche più recenti. Addirittura, in qualche caso, le stelle potevano avere due o più nomi, derivati da diverse tradizioni; le altre invece, che non godevano del privilegio di un nome proprio, rimanevano degli anonimi puntini sparsi nello spazio intorno alle figure delle costellazioni.» (Flora Parisi).
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